CASO ZAIA-CRISANTI, IL PD PROVINCIALE: “POTERE CHE NON AMMETTE CRITICHE GENERA CLIMA DI PAURA”

“Riguardo al merito dell’inchiesta, sono certo che la magistratura farà chiarezza quanto prima. Mi limito a rilevare i risvolti politici di quanto sta emergendo. La reazione di Zaia, colta nei toni e nel linguaggio delle registrazioni pubblicate da Report, è espressione di un potere che non ammette dubbi o critiche”. Lo dichiara Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico a Treviso, commentando la vicenda che vede contrapposti il governatore del Veneto Luca Zaia ed il professor Andrea Crisanti. 

“Un atteggiamento sprezzante, ravvisato anche dalle immediate difese d’ufficio della maggioranza, che non rassicura i veneti di fronte a una situazione che, comunque la si veda, è stata eccezionale – continua Zorzi -. Questo atteggiamento rischierebbe poi di avere come conseguenza un clima di paura lungo tutta la catena delle decisioni, dai dirigenti agli operatori, che in un ambito cruciale come la sanità pubblica non deve esserci”.

Una tendenza che viene stigmatizzata anche da Claudio Beltramello, responsabile provinciale per il settore sanità del Partito Democratico. 

“È chiaro – afferma Beltramello – che se l’atteggiamento di Zaia è uguale verso i direttori generali, che non possono mai dirgli di no, e a cascata essi impediscono il confronto verso il basso, si genera un clima che arriva fino agli operatori in prima linea, che non favorisce il confronto, la crescita, la motivazione e quindi poi non stupiamoci se il Veneto ha un tasso di fuga di medici e di infermieri dal sistema sanitario pubblico tra i più alti d’Italia”. 

“Il fatto di voler far passare il Veneto sempre come perfetto nonostante tutto ha generato molte conseguenze negative nella seconda ondata Covid – dice ancora Beltramello –. Si pensi a quanto era stato detto riguardo il numero di posti letto attivabili di terapia intensiva ed alla negazione che gli ospedali fossero in enorme sofferenza con il personale allo stremo. Sui tamponi rapidi la questione è stata simile. I vertici della Regione non hanno dichiarato all’epoca che non era possibile effettuare più di 24mila tamponi molecolari al giorno (con annesse lunghe tempistiche di refertazione) e quindi i rapidi erano una soluzione di compromesso utile, ma non certo comparabile ai molecolari. La narrazione del governatore Zaia pareva invece far passare i tamponi rapidi come equivalenti, lasciando poi altri diventare il capro espiatorio di tutto. Nella seconda ondata vi è stata, a mio parere, una volontà dei vertici regionali di ‘negare i problemi’ e tale modalità purtroppo porta sempre all’esasperazione degli stessi e mai alla loro risoluzione”.

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